L'esigenza di dotare il singolo soldato di un'arma esplosiva che aumentasse la potenza di fuoco nel combattimento a breve distanza è antichissima, quasi come l'invenzione della prima sostanza esplosiva: la polvere nera (o polvere pirica, o polvere da sparo). Si ritiene che i primi ordigni esplosivi lanciabili con la forza del braccio siano stati impiegati in Cina nel XIII secolo: proprio ai cinesi si attribuisce infatti il merito di aver inventato la polvere da sparo. Evidentemente, in un'epoca nella quale i soldati erano armati esclusivamente con armi bianche, l'utilizzo di versioni evolute e "militarizzate" dei fuochi d'artificio poteva avere effetti notevoli nel corso del combattimento, portando terrore e scompiglio nelle fila degli avversari, anche se il reale potenziale offensivo era molto limitato e se il sistema di innesco, verosimilmente a miccia, non era certo affidabile e pratico. In occidente, armi di questo tipo furono usate già nel XV secolo. Intorno alla metà del Seicento, si arrivò a costituire reparti scelti di soldati che, grazie alle caratteristiche di prestanza fisica, erano capaci di scagliare a considerevole distanza le granate, da cui la denominazione di granatieri. Tali ordigni, che venivano lanciati a mano e scoppiavano giungendo al bersaglio, erano costituiti originariamente da palle di ferro riempite di polvere da sparo e munite di un accenditore cui si dava fuoco all'atto dell'impiego. Curiosamente, lo sviluppo e l'aumentata efficacia delle armi da fuoco portò, intorno al 1750, a un minor utilizzo degli antenati della bomba a mano, ma già durante la guerra russo-giapponese (1904-1905), con l'avvento della guerra di trincea, la granata tornò in auge, per essere poi largamente utilizzata nel corso della prima guerra mondiale. Nel 1915, in Gran Bretagna fu messa a punto la granata Mills, prodotta fino ai primi anni della seconda guerra mondiale, che presentava già tutte le caratteristiche delle bombe a mano moderne. La bomba era costituita da un corpo in ghisa con struttura esterna a scaglie, per facilitarne la presa, preframmentata e contenente esplosivo. L'ordigno era attivato da un innesco chimico a tempo che entrava in funzione dopo la disattivazione di un sistema di sicura. I feroci scontri che avvenivano nelle trincee rendevano molto importanti queste armi, anche perché la rapidità di fuoco consentita dai fucili a ripetizione manuale usati a quell'epoca era decisamente limitata. L'uso delle bombe offriva un modo semplice per aumentare la potenza di fuoco, con effetti paragonabili a quelli ottenibili da una piccola bomba di mortaio. Le bombe a mano servivano poi per neutralizzare postazioni di mitragliatrici e di armi automatiche oppure postazioni protette. I belligeranti misero a punto vari modelli di bomba a mano, alcuni dei quali erano dotati di manici per agevolarne il lancio a grande distanza.
Nel corso della seconda guerra mondiale le bombe a mano costituivano una dotazione standard alle fanterie e ancora oggi rimangono una componente fondamentale dell'armamento del soldato. Per questo il programma di addestramento dei fanti prevede esercitazioni sull'impiego e il lancio dei diversi tipi di bomba a mano. Durante le lezioni pratiche si tende a ridurre l'uso degli ordigni reali sostituendoli con delle riproduzioni per ridurre al minimo i rischi che possono derivare da un impiego scorretto di armi molto potenti. Purtroppo, nonostante le sicure di cui tutte le bombe a mano sono dotate e l'addestramento con armi "virtuali", gli incidenti rimangono relativamente frequenti.
Generalmente le bombe a mano sono divise in due grandi famiglie: bombe a mano offensive e bombe a mano difensive.
Le bombe a mano offensive sono piuttosto leggere e hanno una carica esplosiva potente, unita però a un involucro piuttosto sottile. L'effetto principale consiste nel forte spostamento d'aria e nel rumore provocato dalla detonazione, mentre le schegge, leggere, hanno un raggio offensivo limitato a pochi metri proprio per evitare che i soldati all'attacco possano esserne a loro volta investiti. Le bombe a mano offensive dovrebbero costringere gli avversari a "tenere giù la testa" e a sospendere il tiro abbastanza a lungo perché l'attaccante possa serrare le distanze. Al contrario, le bombe a mano difensive sono più pesanti, proiettano schegge micidiali con considerevole energia cinetica e sono quindi utilizzabili da truppe che subito dopo il lancio possono stare al riparo. Attualmente questa distinzione ha perso parte della sua importanza in seguito allo sviluppo di bombe a mano bivalenti offensive/difensive. Alcuni eserciti adottano un unico tipo di bomba prodotto in due versioni che si differenziano solo per il tipo di involucro (metallo o plastica) e per la capacità di generare schegge, assente negli ordigni offensivi. In altri casi, le bombe offensive sono identiche a quelle difensive, ma più piccole e meno pesanti. Una bomba a mano moderna si distingue dai modelli di cinquant'anni fa per la maggiore sicurezza nel maneggio e per la superiore efficacia. L'ordigno pesa tra i 180 e i 600 g, contiene una carica esplosiva tra 15 e 100 g e può proiettare un numero di schegge o di sferette d'acciaio che varia da 1500 a oltre 5000. Il raggio letale varia da 5 a 30 m e la distanza di sicurezza può raggiungere i 100 m per le bombe difensive più potenti. Tipicamente si richiede a un soldato di gettare la bomba a mano a una distanza compresa tra i 30 e i 40 m. Dopo il lancio, la spoletta attiva il detonatore della bomba con un ritardo che varia tra i 3 e i 5 secondi; esistono però anche bombe a mano con spolette a impatto. Accanto alle tipiche bombe esplodenti vi sono bombe fumogene, illuminanti, lacrimogene e speciali bombe flash bang. Quest'ultime, utilizzate dalle forze di polizia o dai reparti speciali, emettono un lampo di luce e un rumore molto intenso, stordendo e accecando per qualche istante chi si trova nel raggio d'azione della bomba e permettendone la neutralizzazione. Invece, non sono più impiegate le bombe a mano anticarro, molto usate nel corso della seconda guerra mondiale ma inefficaci contro i mezzi blindati e corazzati moderni. Molte bombe a mano sono predisposte per essere trasformate in trappole esplosive o in mine antiuomo a strappo. Come già detto, l'impiego di bombe a mano richiede un minimo di perizia da parte del soldato e la portata utile è condizionata dall'abilità del lanciatore. Molti eserciti utilizzano speciali versioni di bombe a mano che, con un'apposita unità aggiuntiva (un codolo con impennaggi, cioè un'estremità assottigliata con un insieme di alette la cui funzione è quella di stabilizzare la traiettoria durante il lancio), possono essere montate sulla bocca del fucile d'assalto e sparate, mediante una apposita cartuccia, a una distanza variabile tra 200 e 400 m. Per l'impiego a grande distanza sono peraltro sempre più diffuse speciali granate sviluppate appositamente per il lancio con il fucile e veri e propri lanciagranate. Questi ultimi sparano piccole granate di calibro compreso tra 30 e 40 mm fino a 400 m di distanza e possono essere montati sotto la canna del fucile d'assalto. Sono anche utilizzati lanciagranate "indipendenti", a uno o più colpi, assegnati normalmente a squadre di fanteria.
Nella sua forma base la bomba a mano è un sistema "maturo" per il quale non è prevedibile nel medio termine un miglioramento sostanziale, ma al massimo un ulteriore perfezionamento delle singole componenti.
